venerdì 14 settembre 2007

Tra pony di pezza e nuvole d'ovatta



TITOLO ORIGINALE
The Science of Sleep
NAZIONE
Francia
GENERE
Commedia, Drammatico
DURATA
105 min. (colore)
DATA DI USCITA
19 Gennaio 2007

REGIA
Michel Gondry
SCENEGGIATURA
Michel Gondry
DISTRIBUZIONE
Mikado
SHOP

PROTAGONISTI
Gael García Bernal
Charlotte Gainsbourg
Jean-Michel Bernard
Emma de Caunes
Alain Chabat
Miou-Miou
Aurélia Petit
Pierre Vaneck

Labile è il confine tra sogno e realtà per Stephane, un giovane sognatore inventore creativo, che ritorna nella casa materna dopo anni vissuti in Messico prima della morte del padre. Il giovane soffre di un disturbo percettivo e continuamente mescola reale ad onirico. Il disturbo si accentua al ritorno nella casa dove ha vissuto la sua giovinezza, Stephane diventa incontrollabile. Il suo modo di comportarsi è profondamente in contrasto con le necessità (imposizioni per meglio dire) della vita reale quali lavoro, rapporti familiari etc etc.
Se ne accorge subito Stephanie, musicista sognatrice eterna bambina, a cui il modo di fare del vicino di casa piace molto essendo con lei compatibile in tutto e per tutto. Come è bello passare il tempo nelle fiabe, tutto prende le sembianze di una realtà meravigliosa in cui cavalli di pezza prendono vita e si abbeverano in rigagnoli di cellophane.
Stephane finisce per innamorarsi della dolce vicina. Dio li fa e poi li accoppia verrebbe da pensare. Tutto giusto ma come si sa se gli opposti si attraggono gli uguali si respingono.
Stephane non può superare l'eterno blocco di dichiarare il proprio amore, percepisce sempre rifiuti ( del tutto immaginari e intrisi di allucinazione) stravolgendo continuamente il reale. Stephanie dopotutto immersa nel suo complesso fanciullesco non vuole uomini ma crede che tutti i sentimenti si debbano tessere come in una splendida fiaba; può al massimo comportarsi da mamma amica (la scena in cui accarezza i capelli di lui che dorme). Il loro amore non può nascere se non in un mondo di sogno, lontano dalla realtà, magari su una barca di stoffa con una foresta sopra, navigando chissà dove fra le onde di cellophane.
Gondry ci permette di fare capolino in un mondo parallelo al nostro, un mondo di fiabe ma che per esistere deve servirsi di elementi reali (tutte le scene di "sogno" hanno sempre a che fare con ricordi reali dopotutto).Confuse sono le situazioni della vita di tutti i giorni, sembrano prive di ogni importanza al cospetto della poesia onirica di incessante potenza della mente; eppure talvolta il reale non è poi peggiore del sogno. Tutto ciò che nella realtà crediamo sia importante altro non fa che incatenare sempre più la nostra mente impedendole di esprimersi e mostrare ciò che vorremmo essere.A riguardo forte è l'influsso del pensiero surrealista Bretoniano: L'uomo, che era sognatore, ha perso la capacità di immaginare accettando di lavorare per vivere, ma è scontento. (A Breton).
Gondry con estrema sensibilità traspone tutto questo in situazioni oniriche in cui ci si sente amichevolmente accolti; l'uso della camera a mano ha una particolare efficacia di tramite verso realtà parallele del pensiero. Questo tipo di ripresa si rivela ottima e anche nel mostrarci i continui cambiamenti di umore dei personaggi nei momenti cruciali della loro relazione. Si alternano tenerezza e angoscia, amore e frustrazione, poesia e rabbia. Il messaggio di Gondry e legato ad una continua alternanza.
Non sempre la realtà che la nostra mente crea è idilliaca, armonica, poetica, amichevole e rilassante. Non sempre ciò che viviamo nel sonno è migliore del reale, talvolta affoghiamo nell'angoscia più totale e il risveglio ci da un sollievo particolare, paradossalmente facendoci fuggire nella realtà diversa e amica.
La nostra vita è un insieme di sogno e veglia. Angoscie e paure più o meno reali si mescolano con percezioni di calma poesia e armonia in tutto ciò che facciamo. Ciò che abbiamo davanti agli occhi nella veglia non è il reale ma una particolare revisione di esso. Parimenti il sogno è il risultato di un filtraggio, rielaborato ancora e ancora fino a casi di allucinazione. Il risultato di questa continua mescolanza è talmente concreto da riuscire a forgiare le nostre personalità.
Stephane è l'esempio estremo di tutto questo. Quando il sonno lo coglie all'improvviso egli non fa altro che iniziare un processo di revisione dell'attimo reale. Lo stesso momento, percepito diversamente e influenzato dal suo flusso di coscienza in modo così potente da diventare allucinazione. Ciò che avviene in ognuno di noi in forma molto più moderata non appena facciamo supposizioni su delle situazioni o giudizi di su persone. Non facciamo altro che interpretare mentalmente la realtà; certo non arriviamo all'allucinazione (ma dopotutto quello di Stephane è uno stato patologico) fermandoci ad uno stadio diverso che tuttavia non ci nega di potere iniziare a filtrare elementi che sedimenteranno all'interno di noi e si ripresenteranno puntualmente a livello inconscio senza il nostro controllo.
L'arte del sogno è l'arte dell'interpretazione, l'arte di modellare semplici oggetti come stupendi feticci a immagine di sensazioni e turbamenti, è l'arte del momento presente che sfuma lasciando frammenti di polvere di sentimenti, nutrimento costante di ciò che è e non esiste.

mercoledì 12 settembre 2007

Fare cinema

Nella mia città si è realizzato un progetto. A seguito di un corso didattico è stato registrato un corto.
Sarà possibile vederlo nelle sale cinematografiche prima di ogni film. Un augurio di successo da parte mia a tutti coloro che ci hanno lavorato.

questo il trailer :

giovedì 30 agosto 2007

INLAND EMPIRE: sogno chaos ed eccesso continuo


"....automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale...." Breton 1924 Manifesto del surrealismo.

Parole che definiscono bene l'ultimo, spettacolare, onirico, turbolento, lavoro di David Lynch.
INLAND EMPIRE è poesia e allucinazione, paura e tranquillità, sesso e sangue, distruzione della narrazione, anarchia pura dalla realtà e applicazione severa delle leggi dell'interiorità.
Guardando lo schermo si passano quasi tre ore nel continuo susseguirsi di pensieri, fatti, intrecci di storie e persone. Nulla è chiaro e tutto è chiaro. C'è una donna Nikki (in foto) che diventa Sue/Lost Girl/Spettatrice nel pieno tormento dell'uno nessuno centomila. Ci sono luoghi il set/i set/, l’interno/gli interni, Hollywood/Lodz che si alternano, sfondo di allucinazioni o di pensieri. La disgregazione dell'identità e dell'ubicazione geografica segue tortuosi percorsi (mentali?) e non si arresta nemmeno per un attimo.
Lynch mette in scena le illusioni, i moti delle sinapsi, i continui stravolgimenti di una mente e più menti: il dominio sulla realtà di leggi diverse, le uniche giuste, scritte da noi.

L'impero della mente è il luogo interiore all'interno di ognuno di noi dove nessuno può entrare (talvolta nemmeno noi) dove solo la nostra essenza muta ed è in vigore, dove siamo noi a vivere e contare prima di tutto e ad imporre al circostante di essere.
Non cè il senso del tempo, non un momento di continuità, la realtà non può entrare! Qui cè solo l'eternità del pensiero. Non cè nulla da comprendere, nessuno sforzo da fare. Dobbiamo abbandonarci e basta al flusso, solo così possiamo scendere saltare dalla realtà al nuovo regno.

Tutto questo è possibile grazie ad una sola persona: Laura Dern.L'attrice più "surreale" che esista. Ogni sua inquadratura parla come un quadro astratto. Davvero superlativa. Lei è il "di più" che ci permette di addentrarci e annegare nella mente in pieno flusso emozionale. Colei che ci dona lo sguardo del chaos filtrandolo e rendendolo alla nostra portata tramite un volto che è solo turbine di identità in azione.
Ci abbandoniamo dunque senza chiedere nulla, spalancando le porte dell'inesprimibile (nel nostro mondo ma in realtà chiarissimo nella surrealtà) e pattiniamo su flussi di coscienza interminabili, godendo di attimi di pace e sussultando tavolta nel terrore. Non aspettiamo l'attesa di una storia ma godiamo del lusso di vivere prima di essa. Nutriamoci di ogni incrocio di senso che si produce nella danza di emozioni e situazioni fuse come una chimera e rinate sotto sembianze nuove, sperimentali e ignote.
In questo Lynch rinnovato (tra l'altro in questo film ha abbandonato la pellicola per il digitale continuo garantendo parti con colori sbiaditi o sgranature eccessive ma perfette nel contesto della narrazione) troviamo eccessi di ogni tipo, esasperazioni di situazioni stravolgimenti di ciò che è o che sembrerebbe essere. Distruzione di ogni punto di riferimento cartesiano, concretizzazione di ciò che è relativo. Il tempo in primis "..Se oggi fosse domani...." i luoghi narrativi (i diversi set e il film remake da girare all'intern del film) e i personaggi (un singolo individuo può rappresentare tranquillamente persone diverse ad esempio nikki attrice, prostituta etc etc) elementi base per ogni racconto che si rispetti non esistono o meglio, esistono così tanto da essere sublimati all'interno del flusso di mente e rielaborati da essa.
Lynch ha prodotto un opera davvero superiore, un lavoro che offre spunti continui di riflessione di ogni genere.
La lezione è che le relatà non sempre esiste, sicuramente non esiste mai da sola, la potenza della mente la modifica in ogni istante (o forse addirittura si può dire che sia la mente a creare il reale.)

Bisogna abbandonarsi al flusso e lasciarsi immergere fino ad annegare per potere riemergere nel mondo eterno del pensiero. Non chiedere spiegazioni.Ciò che è paura e inquietudine è anche pace e armonia.
A film finito resta molto, o molto poco: armonia, estasi, turbamento, paura, ansia, sorrisi, amore, pianto, sesso, follia. Colori.Nessuna verità. Nessuna finzione.


martedì 28 agosto 2007

64a Mostra del Cinema di Venezia


Domani prende il via la 64a mostra del Cinema a Venezia.
Qualche informazione:

I componenti della Giuria di Venezia 64 – tutti protagonisti della storia recente della Mostra – sono:

la regista Catherine Breillat, uno dei nomi più importanti del cinema francese d’oggi

la regista neozelandese premio Oscar Jane Campion

il regista italiano Emanuele Crialese (leone d'oro Venezia 2006)

il regista messicano ora affermatosi a Hollywood Alejandro González Iñárritu

il regista di origine turca Ferzan Ozpetek

il regista olandese Paul Verhoeven



Altre info tecniche su http://www.mostradelcinemadivenezia.tv/2007/it/


Un'appuntamento importante: Johnny Depp consegnera' il Leone a Burton


Il 5 settembre sara' il 'Tim Burton Day' alla prossima Mostra del Cinema di Venezia. Il Festival e' al via mercoledi'. Sempre il 5 settembre sara' proiettato 'Tim Burton's The Nightmare Before Christmas' in versione stereoscopica 3D, lo stesso giorno saranno anticipate alcune sequenze del nuovo film di Burton, 'Sweeney Todd'. (Agr)



lunedì 27 agosto 2007

Ricordando Carlito....(considerazioni sul finale)


Per gli amanti del cinema Poliziesco voglio spolverare questa "vecchia" (1993) chicca di Brian De Palma con un grande Al Pacino affiancato dal superlativo Sean Penn. Carlito's Way racconta la storia di Carlos Brigante, un malavitoso portoricano della Harlem ispanica e superviolenta dell'East River, e il suo cammino nel tentativo di cambiare vita.

Carlos ritorna dopo cinque anni di prigione nei luoghi in cui aveva dominato da gangster per tutta la sua giovinezza con un unica volontà: quella di cambiare vita al più presto possibile. Al suo ritorno ritrova una Harlem molto diversa in cui giovani teppistelli "senza onore" ultimi arrivati si atteggiano a grandi boss, ovunque si può fiutare l'effetto di un vento di cambiamento. Carlos è quasi un estraneo ormai un eroe dei tempi che furono. Il suo volere cambiare è tanto fuori luogo che deve tenerlo nascosto, l'unica cosa a cui pensare è accumulare i soldi necessari per fuggire su una lontana spiaggia "paradiso" con la sua amata compagna, lontano da omicidi spaccio prostitute e prepotenze scontate in ogni momento. La sua presenza nel quartiere non genera più il senso di rispetto che un tempo tutti provavano vedendolo passare, il suo "curriculum" è appena sufficiente a garantirgli una sopravvivenza seppur momentanea.
Ma a Carlos non interessa nulla di tutto ciò, egli vive nell'attesa di raggiungere la tanto sognata cifra senza immischiarsi in affari di nessun tipo.
Purtroppo come accade spesso non basta la volontà. Il destino avverso giocherà un cattivo tiro a Carlos.

Uno splendido film narrato tutto in flashback , un susseguirsi di eventi che forniscono un'accurata panoramica sulla delinquenza e sulla corruzione dei sobborghi newyorchesi (ma anche dei piani alti, basta ricordare la figura dell'avvocato miliardario cocainomane amico di Carlos). Harlem è come un inferno da cui non si scappa, chi ci prova viene annientato. Durante tutto il film si percepisce un senso di nostalgia per la cara vecchia mafia degli anni precedenti. A mio parere De Palma non vuole ovviamente spezzare una lancia a favore della passata scuola criminale ma solamente ricordare come quella sia stata davvero una scuola di cui i nuovi criminali erano allora studenti.
Osservando con attenzione e senso critico non vediamo altro che una realtà degradata ma che in fin dei conti è il prodotto della precedente di cui Carlos era un eroe. Se il protagonista guarda con occhio scettico i nuovi criminali per la loro arroganza non può dimenticare di non essere un santo, è semplicemente uno di loro (forse con maggiore senso dell' "onore" criminale tanto caro alla vecchia scuola) che tenta di scappare dal suo passato.
Dopo tutto, il mondo in cui ritorna Carlos è sempre lo stesso che aveva abbandonato cinque anni prima con la differenza che adesso nessuno ha bisogno di lui. E lui lo sa.
Finalmente capiamo in cosa consisteva il suo eroismo di un tempo: nel potere, come in ogni storia mafiosa che si rispetti.
Carlos ha sicuramente capito tutto questo e la sua apparente nostalgia per il mondo e il rispetto di allora è solo di facciata. Nel profondo ciò che vuole è la fuga verso il paradiso, forse nemmeno tanto delle Bahamas, ma nel senso stretto del termine: il riposo eterno.
A prima vista sembrerebbe che Brian De Palma voglia lasciarci con un semplice finale triste , privo di speranza, un finale che sarebbe tutto sommato adeguato al film e alla società in esso ritratto.
Ma credo che non sia così. Il significato di Carlito's Way è molto più profondo.
In un sobborgo violento e corrotto come Harlem c'è chi riesce a fuggire pur pagando la sua pena.
A mio parere il finale arriva come una benedizione per il protagonista, un espiazione dai peccati commessi in gioventù, tanto feroci e che una semplice gita "ai tropici" non avrebbe potuto certo lavare
Ben altra è la meta e per capirlo è necessario un colpo di pistola a bruciapelo alle spalle sparato da un vile killer. Questo è informato dall'amico di sempre di Carlos trasformatosi in giuda dopo avere appreso della volontà del protagonista di volere fuggire altrove.
Il killer non si ferma e uccide anche il giuda accanto a Carlito. Le due morti sono così vicine ma enormemente distanti fra loro: una rappresenta un'arrivo alla fine, alla stazione dell'inferno Harlem, quella del protagonista invece una fuga, per il paradiso.
Proprio come sussurra la frase sul cartellone in ultima immagine "ESCAPE TO PARADISE".
Non dimentichiamo poi che un' altra persona fugge da quel mondo criminale: l'amata di Carlos. Ed è incinta!
Ecco allora la conclusione della mia tesi. Carlos Brigante ottiene ciò che desidera, la sua fuga per la rinascita, anche se non nel modo in cui immaginava. Alla sua morte trova quel paradiso che tanto cercava nella consapevolezza di avere dato un atto di amore sincero e concreto, alla donna che ha amato: il figlio.
Un nuovo e migliore Carlos Brigante che grazie alla combattuta redenzione del padre vivrà in un posto migliore sicuramente meno malavitoso e corrotto.
Carlito certo di avere fatto il dovuto per l'amata e per il figlio può finalmente trovare il suo paradiso, quello reale e che in fondo sapeva di cercare dall'inizio.
"...sono stanco...sono stanco...." dice e se ne va.
Solo grazie ad una regia così accurata riusciamo a capire che la rivoluzione interna di Carlito è finalmente arrivata.
Credo che De Palma riassuma il succo del film, quel Carlito's Way, nell'inquadratura stupenda finale in cui il punto di osservazione ruota di 180° dal modo di vedere della gente al punto di vista di Carlos sulla barella in procinto di raggiungere la pace.
Il modo di usare la camera in quel momento è l'elemento che da solo mette in chiaro tutto il film: è simbolo concreto che Carlos per potere fuggire deve cambiare la prospettiva: non può più stare tra la gente, la sua deve essere una rottura netta.
Quella saggia rotazione che superficialmente serve a riportare la narrazione dal flashback al presente, in realtà è di più: essa stessa è la rivoluzione al cambiamento di Carlos, è la fine della maledizione.
Ora Carlos ha uno sguardo diverso, sta comprendendo come la sua salvezza sia su una barella; finalmente può riflettere osservando tutti da un altro posto, ha gia lo sguardo in paradiso.

martedì 21 agosto 2007

L'assassino è fra noi... .


Dylan Dog Granderistampa del mese di Agosto mi ha dato l'occasione di potere leggere una , o meglio due storie essendo tra loro correlate, assai interessanti, forse fra le migliori della saga del noto indagatore dell'incubo.

Perchè parlarne? Perchè esse rappresentano un raro esperimento riuscito della serie che come sappiamo nel corso degli anni ha creato decine di albi diversi per provare nuove soluzioni (molto spesso mal riuscite). Dunque una storia in 2 albi separati; un caso talmente raro che la Bonelli non replicherà più con nessuna storia di lunghezza maggiore .

"Il castello della paura" e "La dama in nero" contenute assieme a "Cagliostro" nel numero di questo mese rappresentano infatti fin ora la storia più lunga mai scritta in un albo mensile di Dylan Dog.

Passiamo ai dati tecnici:

Il soggetto e la sceneggiatura sono del mitico Sclavi dei tempi d'oro mentre i disegni sono ad opera di Montanari & Grassani. Ci si può rendere conto come questa storia parta gia con ottimi requisiti di base che non tradirà in nessun momento fino alla conclusione.

La trama è molto vicina ad una Agata Christie dei "Dieci piccoli indiani".
Nel castello di Blendings si riuniscono gli eredi di Harold, il suo proprietario, dopo che la servitù lo trova stecchito senza pelle nè muscoli sul cranio. Morte misteriosa? Neppure tanto visto che l' antica maledizione della "dama in nero" perseguita la nobile e decaduta famiglia Blendings da generazioni. Ogni capofamiglia Blendings che si rispetti viene sempre trovato morto senza pelle ne muscoli sul cranio da decenni.
I quattro eredi sembrano preoccuparsi più per il patrimonio enorme dello zio (scoperto a sorpresa alla lettura del testamento) che a rimanere una settimana nel lugubre castello secondo la maligna clausola delle volontà del defunto. Così i giorni passano e gli eredi diminuiscono. Strane morti si susseguono di sala in sala e il mistero si complica. La tensione è alta ma ventidue milioni di sterline sono una buona camomilla. Nessuno scappa dal castello e la dama in nero colpisce sempre più spesso fino al gran finale tutto da scoprire.

Questa in soldoni la storia. A mio parere una delle più belle, meno tristi (una rarità conoscendo Sclavi) più ricca di suspence. I disegni conferiscono un ambientazione eccellente che si addice alla perfezione alle scene. I personaggi sono differenti modelli contrastanti fra loro, tutti diversi provenienti da diverse realtà anche se tutti assetati di soldi (e nel caso del gentilsesso assetate di Dylan come sempre), un critica non da poco a stereotipi di vita inglesi e americani si può fiutare ovunque nel testo.

L'esperimento della storia lunga (e forse per questo più curata) ha perfettamente funzionato e a mio parere non bisogna lasciarsi scappare l'occasione di avere questi numeri nella propria collezione.

Ora l'unico mio cruccio è questo: avendo la granderistampa ho potuto leggere i due numeri di fila uno dietro l'altro ma non ho potuto capire l'effetto di rottura di 30 giorni a cui è stato sottoposto un lettore della serie originale (o delle ristampe singole). Sarà la stessa cosa? O la rottura della tensione rovina storie come quelle di Dylan Dog? Forse è per questo che non sono stati fatti altri numeri su questa scia? Purtroppo a questo non posso rispondere.
Se vi capita di leggere i numeri 16 e 17 che contengono le cose dette fin qui provate a fermarvi al 16 per una ventina di giorni e poi mi fate sapere. Come minimo vi stimerò per il vostro coraggio!

Presentazione


Un saluto cordiale a tutti. Mi chiamo Guido e ho deciso di aprire un blog per discutere in particolare di 3 forme di espressione contemporanee e sempre più alla ricerca dell'avanguardia e dell'innovazione: il cinema, la fotografia e i fumetti.

Proprio la modernità di questi tre settori mi affascina e ciò che ricerco in essi è la sperimentazione, l'avanguardia la ricerca del nuovo e dello sconosciuto al di la di schemi e preconcetti. Sia ben chiaro che sto parlando di una ricerca seria e fondata, motivata e studiata. Non sopporto i tentativi degli ultimi arrivati che si credono geni sparando sul mercato qualche mediocrità suervalutata spesso grazie all'aiuto di amicizie più o meno influenti.

Tornando a noi....
La volontà è quella di creare un angolo di discussione relativo a questi tre ambiti e di dare informazioni a chi ne desidera promettendo di essere più esaustivo possibile. Il cinema e la fotografia in particolare sono 2 mie grandi passioni che coltivo da tempo e che ho approfondito e continuo a farlo nei miei studi e nelle mie esperienze universitarie e da autodidatta.

I fumetti invece sono un passatempo davvero piacevole che ho sempre avuto e da un po di tempo ho incominciato a esaminare in modo più approfondito. Spesso provo ad associare alla loro lettura le mie conoscenze in campo fotografico/cinematografico. I tentativi fanno emergere quasi sempre relazioni affini fra questi tre mondi talvolta addirittura sorprendenti.

Il mio intento è quello di analizzare esempi diversi di questi tre mondi studiandone gli autori e la effettiva qualità tecnica.

Bene siamo pronti allora....datemi un paio di giorni per sistemare il blog e prendere confidenza con le opzioni e ritornerò.
A presto....